Milano Positiva, Elif Shafak: “Arretramento spaventoso nei diritti delle donne”

Elif Shafak è una scrittrice turca che nel 2016 ha presentato a Milano al Teatro dal Verme, intervistata dalla giornalista Rula Jebreal, il suo libro Le tre figlie di Eva. Milano Positiva raccoglie l’appello di Elif Safak.  La quale racconta in questo stralcio della lunga conversazione tenuta davanti a quasi duemila persone, l’arretramento dei diritti delle donne.  Le quali sono ormai con sempre maggiore frequenza costrette a subire il ritorno di una restaurazione del patriarcato. In modo particolare la Shafak indica come nel suo Paese, la Turchia, questa condizione sociale e culturale sia particolarmente pronunciata. La sua denuncia pertanto consiste nell’ammonire tutto il mondo delle donne. L’affrancarsi da questa condizione è la premessa per riabilitare dei diritti che vengono sempre più compressi.  All’interno di questi meccanismi, attraverso il sistema della elezione democratica, la libertà delle donne è sempre meno concessa, dice la Shafak. Per questo dobbiamo unirci a livello universale contro l’avanzata di culture illiberali. “Chi crede nella democrazia e nel cosmopolitismo avrà da lavorare sodo”, aggiunge. “Nel mio Paese aumentano gli omicidi delle donne all’interno delle famiglie. È si è creata una tendenza a legittimati come omicidi d’onore”. Strana inclinazione quella turca. Sembra così simile a quella italiana. Anche da noi infatti i femminicidi sono una mattanza di cui si riempiono da anni giornali e tv. La consuetudine di considerare una donna un soggetto su esercitare una sovranità è ancora molto diffusa. È l’effetto non solo di stereotipi patriarcali. Ma anche di una sollecitazione culturale. Alimentata dalla falsa immagine che il corpo di una donna sia uno strumento di piacere. Il cui utilizzo è appannaggio di quanti ritengono di poterne fare l’uso che credono, per una questione di potere. Di soldi. L’italia è ancora il Paese del delitto d’onore, anche se giuridicamente questo abominio è stato cancellato. Ma quando Franca Rame portò sul video, grazie ad Adriano Celentano, lo stupro subito da un gruppo di neofascisti, si parlò di pagina storica della tv pubblica. “Muoviti puttana, fammi godere”. Parole che rimasero scolpite nell’immaginario di una generazione che ha sempre saputo che quest’infamia, la donna come prostituta, l’uomo come suo padrone, esiste ancora

 

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