È una storia particolarmente dolorosa e dunque va trattata con il rispetto che si deve alle vittime, a tutte le vittime di violenza che in questo caso sono più d’una e sono sia il carnefice che la sua vittima che le persone vicine ad entrambe. Tutto ha inizio a Prato. Lui è un ragazzino di quattordici anni che frequenta una palestra. Lei ne ha 35, fa l’infermiera, è sposata ed ha già una figlia femmina di 7 anni. I due si conoscono nel luogo in cui praticano fitness, ai genitori del ragazzino la signora piace e la ritengono la persona giusta per poter dare qualche lezione d’inglese al giovane figlio. Cosi i due cominciano a frequentarsi ma il loro rapporto sfocia in una relazione. Hanno rapporti sessuali malgrado la giovane età di lui. Lei rimane anche incinta e nel 2018 nasce un bambino. I genitori del ragazzino si accorgono che qualcosa non va. Lui è sempre nervoso. Gli parlano. E scoprono della relazione e del bambino appena nato. Gli esami del Dna, sopraggiunti su richiesta della magistratura quando il caso diventa di dominio pubblico, confermano che il neonato è il frutto della relazione tra l’infermiera e il ragazzino. Malgrado lei sia sposata. Una situazione delicatissima che peraltro il Procuratore della Repubblica di Prato, Giuseppe Nicolosi, tratta con estrema riservatezza e umanità. Lei viene protetta dall’invadenza dei giornalisti, il ragazzino pure. Il bambino nato dalla relazione che oggi ha poco più di 5 mesi, viene anch’esso protetto. In mezzo ad un evento così difficile, ad una situazione tanto delicata per i protagonisti che ne sono investiti, sullo sfondo rimane un uomo: il marito di lei. Malgrado gli accadimenti, malgrado tutto quanto gli è accaduto in queste ore, è sempre rimasto accanto alla moglie, alla madre della sua primogenita, e di quel bambino appena nato che in questi cinque mesi ha accudito con amore. Pare che rivolto agli inquirenti abbia proferito queste parole: “Non è che adesso mi toglierete mio figlio?”. Perché lui lo ha accudito ed amato come suo figlio, anche se biologicamente non lo è. Dentro questo mare di dolore insondabile, resta l’incredibile storia di un uomo che mentre gli crolla addosso tutto, la promessa di un amore tradito, la scoperta di una moglie fedifraga, almeno tre vittime innocenti, sua figlia di 7 anni, il bambino appena nato, il ragazzino che all’epoca non aveva forse ancora quattordici anni, deve trovare un senso a tutto quanto gli sta accadendo. E lo fa restando accanto a chi ne ha calpestato la dignità, non si sa se per irresponsabilità o per una forma di patologica incoscienza che sarà oggetto del riscontro di esperti che dovranno peritarne la consapevolezza. Lui però è lì, accanto a lei. Pensando a quanti uomini per molto molto meno, uccidono le donne che sono loro accanto, questa persona merita un abbraccio. E non solo.